Stadt Gallerie

EURART - Stadt Galerie

  •  Alla seconda edizione dell mostra Internazionale d'arte contemporanea inaugurata al Castello di Gorizia erano presenti anche i rappresentanti del comune di Lenz. Consideratà la bonta del proggeto di graphiti essi hanno ospitato gli artisti di EurArt96 anche a Lienz. Ad essi è stato affiancato anche l'artista austriaco Valentin Oman.
  • Gli artisti invitati a questa edizione di "EurArt"  per le arti visive sono:

    NICOLETTA LEGHISSA (ITALIA) – pittura
    Tracce di umanità, rapprentazioni di quel paesaggio interiore fatto di angosce, sdoppiamenti, paure, solitudini che accompagnano l'uomo nel suo breve divenire. L'anima sprofonda nelle sue oscure complicazioni, penetra nel precipizio delle caverne alla ricerca di pietre splendenti o del fiore azzurro, L'assoluto ossessiona le menti come angoscia del reale, come abitatore della sostanza misteriosa del mondo, è un mondo barbarico, corrotto, indurito, eppure ricco di civilissima e potente impurità; basato su un rapporto drammatico con la natura. L'uomo completamente succube degli alienanti ritmi quotidiani, recita la solita commedia delI'apparire, della simulazione; dimentica il rapporto con gli altri e la natura. I segni intrecciati sono come il diagramma di quel tormento interiore, insistente; si fanno rete metallica, si saldano in graticole distorte, in gabbie, dentro a cui affiorano le "presenze". Mani e corpi compaiono, contorti, racchiusi, alla ricerca dello sviluppo esistenziale, a tratti deformati allo scopo di accogliere una maggior quantità di contenuto; esasperati per scavare al di la di essi, per spremerne il succo organico cogliendo quel segno dell'essenza profonda. Le forme si fondono con la materia, la grafite penetra nella iuta dai filamenti spezzati o nella stoffa dai colori terrosi a ricordo di paesaggi e suggestioni che via via si stanno dissolvendo; a testimonianza delle nostalgie che soffriamo noi, immersi nel tempo presente. I segni trapassano nevroticamente nel materico intrecciandosi, esasperando la relatività delle apparenze, e per ricercare ancora oltre ad esse quell'equilibrio spezzato, quell'armonia dell'essere.
    SALVATORE PUDDU (ITALIA) – installazione
    Contemplazione razionale di un processo di disfacimento irreversibile: sfacelo dell'equilibrio ambientale e degrado dei livelli di conoscenza! Di ciò è doveroso che l'artista - uomo che ricerca si occupi oggi! Incaricandosi di indagare (sviscerandola) I'irrazionalità di un mondo solo apparentemente razionale nel suo privilegiare la tecnologia a scapito della socialità! E' I'arte oleografica rappresentazione convenzionale e piatta di soggetti gradevoli. E in queste opere e per questi intenti ribaltata (come già per Goya e Grotz...) in rappresentazione fortemente incisiva di cose "non artistiche" e di soggetti tristi o brutti o mutilati e comunque sgradevoli quali cimiteri di macchine, uccelli prigionieri, quali simboli di insensatezza in un ambiente continuamente espropriata all'uomo in nome dell'uomo stesso! Così questa contemplazione razionale (che non può essere anche emotivamente partecipata) ci propone, quasi come oggetti di un tragico repertorio, scheletri di uccelli e carcasse di macchine, utensili corrosi e mani aggrovigliate nella impotenza della prigionia: allucinati e significativi indizi per giungere ad ulteriori e non meno gravi definizioni estetiche e proposizioni razionali su ciò che si va comunque delineando all'orizzonte.
    PAUL DAVID REDFERN (ITALIA/USA) – photomorfosi/fotografia artistica digitale
    I rapporti interattivi tra creatività ed elettronica impegnano l'artista su molteplici piani e sviluppano nell'opera una sintesi tra procedimento diretto e intervento strumentale. La mediazione del computer in Paul David Redfern amplifica il potere di scomposizione della realtà, affidata a fotografie in bianco e nero. In tal modo particolari architettonici, realtà vegetali, scorci di paesaggio, dettagli di cose sottoposti a una sorta di lente d'ingrandimento costituiscono la base di partenza per uno slancio espressivo imprevedibile nei suoi esiti finiti, grazie alla mole di modificazioni possibili nell' "urna" telematica; Redfern - sulla scorta di una lunga consuetudine con la sperimentazione grafica e fotografica - elabora per via digitale immagini che sospendono il reale sulla soglia di una leggibilità a volte ambigua; nel margine cospicuo tra l'idea istantanea e la sua immissione nel computer si situa una serie di opzioni espressive che culminano in soluzioni combinate di forma, destrutturata dalla sua logica originale e riproposta per una finalità puramente estetica, e colore, acceso su tonalità calde a dare maggior rilievo alle due polarità dell'opera: la severità del bianco e nero e l'esultanza dell'intervento cromatico.ll Iavoro di Redfern ha un pregio soprattutto, quello di mantenere l'artista integro da asservimenti alla tecnica, che domina in tutte le sue articolazioni, e libero di cogliere nell'alveo telematico risultati che lo rappresentano appieno in ogmi opera.
    ADRIANO VELUSSI (ITALIA) – pittura
    Giunti al non essere, corrotta la carne, gli indici futuri, massificati dal consumo, non potranno perciò sottrarsi alla necessità di ricorrere a servomeccanismi, prodotti dalla Macchina. Le risorse robotiche alimentano l'uomo eterno, offuscandone sempre più vitalità fisica e spiritualità: tale visione apocalittica viene rappresentata da Velussi attraverso una serie di stazioni simboliche realizzate con minuziosa attenzione.

    KONRAD KOLLER (AUSTRIA) – pittura
    Konrad Koller è nato nel 1916 a Villach nella Carinzia. Subisce l'influenza dell'Arte Povera e degli artisti come Herbert Boeckl, Anton Kolig (del gruppo Notscher Kreis) e Fernand Legèr. L'amore per il suo lavoro (esercitava l'antica e nobile professione di medico) lo ha portato a trasportare tutto ciò che vedeva, durante la sua attività, nelle opere. Egli mette al centro delle sue attenzioni le donne grasse, che stanno perdendo le proprie proporzioni con un pizzico d'ironia, la quale è possibile riscontrare nei racconti satirici che Koller da tempo pubblica. Infatti le opere dell'artista austriaco vengono abbinate ai libri in un'unica forma d'arte. Oltre al ciclo dedicato alla figura femminile, ha realizzato innumerevoli tele e disegni a tema prettamente mistico-religioso.
    MEINA SCHELLANDER (AUSTRIA) – pittura/installazione
    L'aspetto umano costituisce il fondamento della sua opera, il sentimento per lo spazio, le immagini dialettiche, I'interazione della fisicità umana nello spazio e nel tempo. Questo è il risultato di uno studio dal nudo, fatto durante gli anni di formazione dell'artista; tuttavia la riproduzione del corpo umano non gioca un ruolo dominante, ma piuttosto i concetti si integrano entro una forma iconografica vista come forma dominante. I concetti poi si sovrappongono sia concentrando il messaggio che rendendolo più difficile. Il processo operante non è guidato dalla descrizione della realtà nel senso di realismo critico, ma, grazie ad Un interrogativo dialettico, attraverso l'astrazione e l'espressionismo della ricerca della verità. Questo processo risulta interessante sia nell'immagine che nei testi dell'artista scritti per l'immagine. Gli "Elementi in Composizione" non rimangono perciò dei meri giochi di colore; sono immagini, immagini del mondo, testimonianze della visione della vita da parte dell'artista. Schellander è parte integrante della tradizione artistica austriaca più importante che, lungi dall'allontanarsi dal tentativo di riformulare la realtà in termini di esperienza, pretende che nessun altra realtà esista dietro la sua apparenza. (Maria Lessing, Herbert Boeckl). Entro questa tradizione, Schellander percorre la propria strada e si allinea tra la sovversione intuitiva e la logica di Wittgenstein. Ne risultano spazi imponenti, insoliti e problematici, che si confrontano con i processi di pensiero normativo. Tali spazi mancano di qualsiasi consenso poiché l'imperativo dell'artista è ancorato ad una certa forma di antagonismo.
    LOIS SALCHER (AUSTRIA) – pittura
    L 'artista Lois Salcher, che al centro delle sue opere pone l'uso dei colori, usufrusce della tensione tra il carattere dell'immagine materiale ed immateriale: la decisione, se materia oppure spirito, se corpo o anima, è spesso difficile e non da ultimo essa spetta all'osservatore stesso. Lois Salcher amplifica quindi, usa i colori a tempera, ponendo sulla tela forme e superfici molto pigmentate, il cui effetto visto singolarmente non è più da oggetto, bensì parte nell'unità dello spazio che li circonda. I quadri di Lois Salcher non si accontentano di un'osservazione contemplativa, bensì richiedono azione e fantasia movimentata.

    ZVEST APOLLONIO (SLOVENIA) – pittura
    I quadri esposti da Zvest Apollonio sono delle metafore autobiografiche dal carattere lirico poetico e svelano lo spirito eternamente curioso ed irrequieto dell' autore il suo volere e lo slancio creativo... Il pregio della pittura di Apollonio è senz' altro il colore con il quale costruisce e modella le forme: è il suo mistero e la sua santità che regola i rapporti, indica il cammino e dirige le energie. Amore e odio, gioia e disperazione, mondanità ed egoismo, contemplazione aggressività scompaiono nei colori intensi che affiorano e rivivono nel avvincolarsi di pennellate selvagge, veementi ed esplosive oppure nei tratti lenti e meditati, nei dialoghi dei contrasti tra valori freddi e caldi, nelle ampie superfici sinuose e nei minuziosi tratti energici. Con la linea, elemento subordinato al colore viene via via costruito il quadro, fino a farne una composizione dinamica ed armoniosa. La linea è per Apollonio la sovrastruttura capillare di ciò che viene raccontato ed espresso dal colore, si fa selettore delle fattezze più significative e personali. Le linee - diritte, semicircolari, a spirale ed intrecciate fino a creare segni caratteristici sono le scritture più intime dell' autore. Nella loro figuralitá rilassata e nella spiritosa sincerità rivelano l'umorismo del pittore, la sua ironia, il coraggio e la rabbia la bonarietà ed il cinismo, il suo io sognante e il suo spirito di rivolta.
    KLEMENTINA GOLIJA (SLOVENIA) – pittura
    La pittrice Klementina Golija raffigura con gusto squisito le proprie esperienze nei quadri. Il presente ciclo pittorico, concepito nel 1992, s'intitola "Al di là delle apparenze delle cose", poiché l'apparenza della natura e delle cose nei quadri è stata superata, trasformata in una vita pittorica autonoma; più che dello sguardo al di là si tratta del tralucere che attraverso l'apparenza arriva al sentimento e al principio ritmico-strutturale dell'ordine naturale, che nella pittrice non si distacca definitivamente dal naturale punto di partenza, ma da essa viene trasformato in insiemi di ornamentali autonomi, in rampicanti teneri, in nidi ramificanti, in pendenti floreal tutti molto cari agli occhi sentimentali interni della Golija. Benché i colori appaiano intensi, il disegno apparentemente ruvido, aguzzo e i collages plastificati in modo da sembrare quasi materiali come un rilievo, I'effetto finale è poeticamente delicato, poiché basato sull'inconfondibile sensibilità fanciullesca dell'autrice, una sensibilità simboleggiata in modo eloquente dallo splendore promettente del germoglio. Da queste opere ci sorride come un gioiello la gioventù inventiva e splendente della giovane artista, che nell'impeto creativo controlla sempre più efficacemente e autonomamente la propria visione pittorica della natura, basandosi sulla realtà appena con palpiti associativi e con ghirlande di ricordi, che sbocciano e si propagano in una fantasia sognante, colorata e poeticamente libera.
    TAHIR HAMID (SLOVENIA/IRAN) – pittura
    I disegni di Tahir Hamid sono delle immagini di ricordi, paragonabili quasi a delle superfici ricche di informazioni, ma lungi dall'essere superficiali. L'artista, sia in senso letterario che in quello traslato, incolla assieme dei frammenti figurali di origini diverse contrapponendoli a delle superfici colorate e linee, componendo così un'unica e sensata unità, per nulla casuale. Infatti la casualità della convivenza di questi elementi eterogenei è soltanto apparente in quanto le soluzioni compositive di Hamid non sono, come si potrebbe pensare, "spontanee" ma bensì ben ponderate, dato che l'argomento di riflessione scelto dall'artista è troppo drammatico per affrontarlo superficialmente. Tahir Hamid quindi sviluppa gradualmente una propria visione del mondo. Essa è complessa e rispecchia (interpreta) il modo di essere dell'artista, il suo vivere iri conformità della duplice natura del proprio linguaggio artistico-visivo frutto delle esperienze, tra loro contrastanti, acquisite attraverso la tradizione mimetico-narrativa e dal modernismo europeo. In questo contesto non tralascia, però, degli excursus storici dato che riporta nelle sue opere dettagli di immagini classiche, visibili nei musei, nonché delle testimonianze di tragedie umane che in un contesto europeo vengono conosciute attraverso i Media. Con queste immagini del passato Hamid vuole sottolineare la realtà del presente, mostrandoci il tragico aspetto del destino umano, il destino dei deboli e degli oppressi. Ad Hamid non basta avere un'approcio illustrativo in quanto egli è conscio del fatto che i temi che rappresentano il filo d'Arianna (il filo rosso) nei suoi collages, diventano qualche cosa di più, ossia una testimonianza personale, un suggestivo messaggio, sempreché siano presentati assieme ad un manoscritto originale. La sintesi di scritture diverse è per Hamid una delle possibilità affinché si realizzi quanto appena detto.

    MANOLIS THOMAKAKIS (CRECIA) – scultura
    Nasce a Iraklio di Creta. Si trasferisce nel 1977 a Venezia dove frequenta I'Accademia di Belle Arti presso la quale si diploma in pittura e si specializza nella tecnica dell'incisione. Compie numerosi viaggi in diverse città europee e visita le più importanti esposizioni d'arte agganciando interessanti contatti con il mondo delle arti visive. E' attirato dalla scultura, come mezzo espressivo e nel 1985, per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle catastrofi provocate dagli incendi nei boschi di Creta ed a difesa del verde ancora rimasto, realizza per il Comune di Iraklio (Creta), una scultura in cemento armato, collocata in piazza Panagulis della città. Membro della Camera degli Artisti Greci, fondatore del Movimento di ricercca polidimensionale: "La Cosmostruttura", e membro del )movimento Artistico "Itinerari 80". Dal 1988 lavora all' Istituto Ellenico di Studi Bizantini ePostbizantini di Venezia e nel 1989 ottiene l'incarico dal Ministero della Cultura Ellenico, di Commissario della Grecia per la Biennale di Venezia. Sulla sua opera hanno scritto i critici Virginia Baradel, Giovanna Calvo; Domenico Cara, Andreina.Corso, Debora Ferrari, Giancarlo Da Lio, Licio Damiani, Enzo di Grazia, Luciano De Carli, Enzo Di Martino, Klaudija Figelj, Santa Fizzarotti, Carlo Munari, Jolanda Pietrobelli, Erizo Santese, Giorgio Segato, Beattrice Spiliudi, Athinà Schinà, Mario Stofani, Sabrina Zannier.

    DIMITAR MALIDANOV (MACEDONIA) –  grafica
    Pittore accademico, nato nella Macedonia Egea nel 1946, si diploma a Lubiana presso l'Accademia di Belle Arti e quindi si specializza nel settore della litografia all'E.N.S. Beaux-Arts di Parigi (prof. Georges Dayez). Seguono anni di studio in Europa e negli USA. Da alcuni decenni insegna alla Facoltà d'Arte a Skopje. Dimitar Malidanov è rimasto sempre fedele alla natura ed infatti nelle sue opere grafiche si possono ritrovare, celati e microscopicamente ingranditi sotto la forma di fiori, semi, pistilli, ecc., gli elementi che fanno parte della nostra vita quotidiana. L'artista, per le sue opere grafiche, predilige le tecniche più tradizionali quali la litografia, la punta secca, il vernis-mou, ecc. L'ultime opere dal ciclo "Erbario", dimostrano la capacità accademica di Malidanov nel dominare la tecnica della punta secca. Sono proprio questi ultimi lavori che mostrano all'artista nuovi orizzonti di sperimentazione. La voglia di nuovo e di migliorare danno, all'artista, la forza di progredire nello sviluppo delle sue opere.